giovedì 28 luglio 2011

Signorinella Pallida, vorrebbe la pelle nera?

 Tra poco iniziano le ferie che molti hanno già programmato dove trascorrere. Mare o montagna non importa, chi un mese chi una settimana, si stacca la spina per poi ricominciare.
Per quanto la ripresa possa essere "pesante”  ad una cosa non possiamo rinunciare … ritrovare colleghi e amici a cui  far  vedere le foto… debitamente ritoccate con Photoshop … ascoltatori ignari ai quali racconteremo le nostre avventure balneari “al lido”  -  … Lido Gandoli, Lido Azzurro, Lido Bruno, Lido Silvana ...,  o le nostre escursioni  “montane”  -   a Monte…parano, Monte … mesola, Monte…iasi …
… ma su una cosa non potremo mentire…sul colore della nostra pelle.
Non importa se siamo stati al mare o in piscina,  in montagna o in collina,  in campagna o in città … ai tropici o sul lettino abbronzante di un centro solarium…   lo scopo ….il fine … il mezzo …e il risultato della vacanza è uno solo…la tintarella.
Più il nostro colorito sarà “askuato” più saremo credibili e susciteremo invidia e ammirazione.
Oggi siamo fieri di sfoggiare un colorito bruno che ci fa sentire più affascinanti, più attraenti   insomma più “IN”… in forma, in…vincibili  e   in…discutibilmente trendy …. E certe  vote pure trendùne!
Ma non è stato sempre così.
Una volta l’accentuata colorazione della pelle era prerogativa delle classi meno abbienti.
Capita che le persone anziane, vedendoci  abbronzati,  smorzano il  nostro esibizionismo dicendo:
“Te’ gnurecàte come nu chiudde” (sei nero come un pescatore) 
“ te’ asckuate come nu sciajarule” (sei bruciato come un “guardiano”  di frutti di mare – gli anfratti marini, dove vengono immagazzinati ostriche, noci, cozze pelose, ecc. erano chiamate  “sciaje”)
“te’ ‘ntirrute come nu furèse” (sei color della terra come un contadino)

L'abbronzatura  ha sempre distinto le classi sociali,  ma col tempo i criteri di appartenenza si sono ribaltati.
I  nostri nonni, cresciuti sulle note di “ signorinella pallida”, avevano il culto della pelle bianca.
Chi lavorava per mare passava ore sotto il  sole e invidiava i signorotti che impettiti, profumati  e pallidissimi, andavano a comprare pesce e frutti di mare, e sognavano di avere una moglie dalla pelle bianchissima, magari la “dolce dirimpettaia del quinto piano”…
Molti andavano a lavorare in campagna, nei terreni dei signori,  le donne agognavano di avere la pelle bianca e delicata come quella  “d’à signora” e de le signurìne” che quando uscivano, per vezzo e per comodità,  avevano  sempre  “u’ mbrellìne e seta” col quale ripararsi dal sole.
 Pelle bianca era sinonimo di nobiltà, di istruzione e di appartenenza a ceti sociali più elevati.
Il viso pallido era una prerogativa di benessere a cui le nostre nonne non rinunciavano, nonostante il duro lavoro nei campi…sotto il sole. Si proteggevano fasciandosi il capo cu ‘u ‘mmaccature -  grande fazzoletto di cotone bianco con cui riuscivano a coprire il viso e la fronte.
A casa poi utilizzavano impacchi decongestionanti con  acqua di rose,  maschere al cetriolo,  e rimedi sbiancanti come succo di limone, impacchi di riso o di polpa di banana.

Poi la musica cambiò e cominciarono a cantare “Vorrei la pelle nera!”
E piano piano la tendenza cambiò migliorando sempre più la reputazione dell’abbronzatura fino a farla diventare una vera e propria passione. Un cambiamento radicale, non dovuto alle mode ma al cambiamento del lavoro.
Una volta si lavorava all’aperto, in mare o nei campi e ci si bruciava al sole.
Ora si lavora al chiuso, in fabbrica o in ufficio e capita di sentirsi dire:
e’ fatte ‘u culore d’u parète!” Oppure “tiene nu culore de patàne, fa ca stè malàte”
Già, perché il colorito pallido  è   sinonimo di malattia o caratterizza chi, per sbarcare il lunario è costretto a lavorare e non si può permettere il “lusso” di andare in vacanza.
Nient’altro che uno stereotipo dei nostri tempi.
Sappiamo benissimo infatti che si può sfoggiare la più invidiabile delle abbronzature senza spendere una lira fuoricorso e senza allontanarsi un passo dal proprio balcone!
Fino a qualche anno fa l’abbronzatura era importante tutto l’anno. Durante il periodo delle vacanze natalizie era molto importante “farsi la settimana bianca” da passare in montagna ad abbronzarsi sulla neve…e poi in attesa delle vacanze estive, per mantenersi belli coloriti “ farsi qualche lampada” – un modo di dire che adesso descrive il trattamento abbronzante presso un centro estetico –
Una volta se una donna diceva “mi sono fatta la lampada” voleva dire che finalmente era riuscita a comprarsi (o a farsi regalare) la sospirata lampada  liberty … magari una Tiffany  originale –
Se un uomo diceva “M’agghie fatte a lambede!  … beh! Poteva dire che quella lampada liberty di un certo valore l’aveva rubata!
Ma i tempi  cambiano e con loro anche i modi di dire e di fare!

Adesso la moda dell’abbronzatura sta cambiando ancora….
 Da maggio a settembre ci vuole tutti “belli” abbronzati.
Poi con l’inizio dell’autunno si ricorre a  trattamenti esfolianti, peeling, trattamenti antimacchie, anti rughe…
Tutto per riportare la pelle al suo aspetto naturale, che è normale avere durante il periodo invernale.
Viene naturale allora chiedersi se ci sarà un’inversione di tendenza che ci riporterà a sospirare  … per  la pelle bianca cui anela ad ogni costo Michael  Jackson,  o  per le candide maschere delle  geishe,  o per  il colorito eburneo delle “madame”  d’altri tempi.
Vedremo! ... Disse u’ cicate a u’ surde!

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